Dopo
quella apparizione mattutina ed intima di Gesù alla Mamma, la Valtorta rivede
ancora una volta Gesù con Maria, questa volta non più trasfigurato, mentre
passeggia con Lei sulle balze del Getsemani.
Le parole che Egli – da Gesù-Dio - doveva dire alla Madre prima
del distacco le aveva già dette, ma questo è invece un ulteriore momento di
intimità…umana.
Si cominciano a sentire però le prime voci degli apostoli che
giungono.
Gesù e la Madre si fermano, si abbracciano per l’ultima volta.
Gesù-Uomo stringe a sé la Mamma che lo ha generato, lei gli si inginocchia ai
piedi, lui le impone le mani sul capo e la benedice, si china, la rialza e
tornano insieme verso una casa.
Là vi sono gli apostoli e li attende una tavola imbandita
frugalmente.
Il pasto, che più che un pasto è uno spuntino, è presto finito.
La Valtorta vede e scrive: (Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è
stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 638.7 – Liberamente consultabile al sito:
http://scrittivaltorta.altervista.org)
…Gesù apre le mani al di sopra della tavola, col suo atto abituale
davanti ad un fatto ineluttabile, e dice:
«Ecco. E’ venuta l'ora che Io debbo lasciarvi per tornare al Padre
mio. Ascoltate le ultime parole del vostro Maestro.
Non allontanatevi da Gerusalemme in questi giorni.
Lazzaro, al quale ho parlato, ha provveduto una volta ancora a
fare realtà i desideri del suo Maestro e cede a voi la casa dell'ultima Cena,
perché abbiate una dimora nella quale raccogliere l'adunanza e raccogliervi in
preghiera.
State là dentro in questi giorni e pregate assiduamente per
prepararvi alla venuta dello Spirito Santo, che vi completerà per la vostra
missione.
Ricordatevi che Io, che pure ero Dio, mi sono preparato con una
severa penitenza al mio ministero di Evangelizzatore.
Sempre più facile e sempre più breve sarà la vostra preparazione.
Ma non esigo altro da voi.
Mi basta solo che preghiate assiduamente, in unione coi
settantadue e sotto la guida di mia Madre, che vi raccomando con premura di Figlio.
Ella vi sarà Madre e Maestra di amore e sapienza perfetta.
Avrei potuto mandarvi altrove per prepararvi a ricevere lo Spirito
Santo, ma voglio invece che qui rimaniate, perché è Gerusalemme negatrice che
deve stupire per la continuazione dei prodigi divini, dati a risposta delle sue
negazioni.
Dopo, lo Spirito Santo vi farà comprendere la necessità che la
Chiesa sorga proprio in questa città che, giudicando umanamente, è la più
indegna di averla.
Ma Gerusalemme è sempre Gerusalemme, anche se il peccato la colma
e se qui si è compiuto il deicidio.
Nulla gioverà per essa. E’ condannata.
Ma, se condannata essa è, non tutti condannati sono i suoi
cittadini.
State qui per i pochi giusti che essa ha nel suo seno, e state qui
perché questa è la città regale e la città del Tempio e perché, come è predetto
dai profeti, qui, dove è stato unto e acclamato e innalzato il Re Messia, qui
deve avere inizio il suo regno sul mondo, e qui ancora, dove da Dio ha libello
di ripudio la sinagoga per i suoi troppo orrendi delitti, deve sorgere il
Tempio nuovo al quale accorreranno genti d'ogni nazione.
Leggete i profeti. In essi tutto è predetto. Mia Madre prima,
poscia lo Spirito Paraclito, vi faranno comprendere le parole dei profeti per
questo tempo.
Rimanete qui sino a quando Gerusalemme ripudierà voi come mi ha
ripudiato e odierà la mia Chiesa come ha odiato Me, covando disegni per
sterminarla.
Allora portatela altrove, la sede di questa mia Chiesa diletta,
perché essa non deve perire.
Io ve lo dico: neppur l'inferno prevarrà su essa.
Ma, se Dio vi assicura la sua protezione, non tentate il Cielo
esigendo tutto dal Cielo. Andate in Efraim, come vi andò il vostro Maestro
perché non era l'ora di esser preso dai nemici. Vi dico Efraim per dirvi terra
di idoli e pagani.
Ma non sarà Efraim di Palestina che dovete eleggere a sede della
Chiesa mia.
Ricordatevi quante volte, a voi uniti o a un di voi singolarmente,
ho parlato di questo, predicendovi che avreste dovuto calcare le vie della
Terra per giungere al cuore di essa e là fissare la mia Chiesa.
E’ dal cuore dell'uomo che il sangue si propaga per tutte le
membra. E’ dal cuore del mondo che il Cristianesimo si deve propagare a tutta
la Terra. (Nota dell’autore: 'Cuore del mondo', cioè Roma, capitale dell’Impero
romano.)
Per ora la mia Chiesa è simile a creatura già concepita ma che
ancora si forma nella matrice.
Gerusalemme è la sua matrice, e nel suo interno il cuore ancor
piccolo, intorno al quale si radunano le poche membra della Chiesa nascente, dà
le sue piccole onde di sangue a queste membra.
Ma, giunta l'ora che Dio ha segnata, la matrice matrigna espellerà
la creatura formatasi nel suo seno, ed essa andrà in una terra nuova, e là
crescerà divenendo grande Corpo, esteso a tutta la Terra, e i battiti del forte
cuore della Chiesa si propagheranno a tutto il gran Corpo.
I battiti del cuor della Chiesa, affrancatasi da ogni legame col
Tempio, eterna e vittoriosa sulle rovine del Tempio perito e distrutto, vivente
nel cuore del mondo, a dire ad ebrei e gentili che Dio solo trionfa e vuole ciò
che vuole, e che né livore di uomini né schiere di idoli arrestano il suo
volere.
Ma questo verrà poi, e in quel tempo voi saprete cosa fare. Lo
Spirito di Dio vi condurrà.
Non temete. Per ora raccogliete in Gerusalemme la prima adunanza
dei fedeli. Poi altre adunanze si formeranno più il numero di essi crescerà. In
verità vi dico che i cittadini del mio Regno aumenteranno rapidamente come semi
gettati in ottima terra.
Il mio popolo si propagherà per tutta la Terra.
Il Signore dice al Signore: "Siccome Tu hai fatto questo e
per Me non ti sei risparmiato, Io ti benedirò e moltiplicherò la tua stirpe
come le stelle del cielo e come le arene che sono sul lido del mare. La tua
progenie possederà la porta dei suoi nemici e nella tua progenie saranno
benedette tutte le nazioni della Terra".
Benedizione è il mio Nome, il mio Segno e la mia Legge, là dove
sono conosciuti sovrani.
Sta per venire lo Spirito Santo, il Santificatore, e voi ne sarete
ripieni. Fate d'esser puri come tutto quello che deve avvicinare il Signore.
Ero Signore Io pure come Esso. Ma avevo indossato sulla mia
Divinità una veste per potere stare fra voi, e non solo per ammaestrarvi e
redimervi con gli organi e il sangue di essa veste, ma anche per portare il
Santo dei santi fra gli uomini, senza la sconvenienza che ogni uomo, anche
impuro, potesse posare gli occhi su Colui che temono di mirare i Serafini.
Ma lo Spirito Santo verrà senza velo di carne e si poserà su voi e
scenderà in voi coi suoi sette doni e vi consiglierà.
Ora, il consiglio di Dio è cosa così sublime che occorre
prepararsi ad esso con una volontà eroica di una perfezione che vi faccia
somiglianti al Padre vostro e al vostro Gesù, e al vostro Gesù nei suoi
rapporti col Padre e con lo Spirito Santo. Quindi, carità perfetta e purezza
perfetta, per poter comprendere l'Amore e riceverlo sul trono del cuore.
Perdetevi nel gorgo della contemplazione. Sforzatevi di
dimenticare che siete uomini e sforzatevi a mutarvi in serafini. Lanciatevi
nella fornace, nelle fiamme della contemplazione.
La contemplazione di Dio è simile a scintilla che scocca dall'urto
della selce contro l'acciarino e suscita fuoco e luce. E’ purificazione il
fuoco che consuma la materia opaca e sempre impura e la trasmuta in fiamma
luminosa e pura.
Non avrete il Regno di Dio in voi se non avrete l'amore. Perché il
Regno di Dio è l'amore, e appare con l'Amore, e per l'Amore si instaura nei
vostri cuori in mezzo ai fulgori di una luce immensa che penetra e feconda,
leva le ignoranze, dà le sapienze, divora l'uomo e crea il dio, il figlio di
Dio, il mio fratello, il re del trono che Dio ha preparato per coloro che si
dànno a Dioper avere Dio, Dio, Dio, Dio solo.
Siate dunque puri e santi per l'orazione ardente che santifica
l'uomo, perché lo immerge nel fuoco di Dio che è la carità.
Voi dovete essere santi. Non nel senso relativo che questa parola
aveva sinora, ma nel senso assoluto che Io ho dato alla stessa proponendovi la
santità del Signore per esempio e limite, ossia la santità perfetta.
Fra noi è chiamato santo il Tempio, santo il luogo dove è
l'altare, Santo dei santi il luogo velato dove è l'arca e il propiziatorio. Ma
in verità vi dico che coloro che possiedono la Grazia e vivono in santità per
amor del Signore sono più santi del Santo dei santi, perché Dio non si posa
soltanto su essi, come sul propiziatorio che è nel Tempio per dare i suoi
ordini, ma abita in essi per dare ad essi i suoi amori.
Ricordate le mie parole dell'ultima Cena?
Vi avevo promesso allora lo Spirito Santo. Ecco, Egli sta per venire
a battezzarvi non già con l'acqua, come ha fatto con voi Giovanni preparandovi
a Me, ma col fuoco per prepararvi a servire il Signore così come Egli vuole da
voi.
Ecco, Egli sarà qui, di qui a non molti giorni. E dopo la sua
venuta le vostre capacità aumenteranno senza misura, e voi sarete capaci di
comprendere le parole del vostro Re e fare le opere che Egli vi ha detto di
fare per estendere il suo Regno sulla Terra».
«Ricostruirai allora, dopo la venuta dello Spirito Santo, il Regno
d'Israele?», gli chiedono interrompendolo.
«Non ci sarà più Regno d'Israele. Ma il mio Regno.
Ed esso sarà compiuto quando il Padre ha detto. Non sta a voi di
sapere i tempi e i momenti che il Padre si è riservato in suo potere. Ma voi,
intanto, riceverete la virtù dello Spirito Santo che verrà su di voi, e mi
sarete testimoni in Gerusalemme, in Giudea, e in Samaria, e sino ai confini
della Terra, fondando le adunanze là dove siano uomini riuniti nel mio Nome;
battezzando le genti nel Nome Ss. del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo,
così come vi ho detto, perché abbiano la Grazia e vivano nel Signore;
predicando il Vangelo a tutte le creature, insegnando ciò che vi ho insegnato,
facendo ciò che vi ho comandato di fare.
Ed Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
E questo voglio ancora. Che a presiedere l'adunanza di Gerusalemme
sia Giacomo, fratello mio. Pietro, come capo di tutta la Chiesa, dovrà sovente
intraprendere viaggi apostolici, perché tutti i neofiti desidereranno conoscere
il Pontefice capo supremo della Chiesa. Ma grande sarà l'ascendente che sui
fedeli di questa prima Chiesa avrà il fratello mio. Gli uomini sono sempre
uomini e vedono da uomini. Parrà loro che Giacomo sia una continuazione di Me,
solo perché mi è fratello. In verità Io dico che più grande, e somigliante al
Cristo, egli è per sapienza che per parentela. Ma così è. Gli uomini, che non
mi cercavano mentre ero fra loro, ora cercheranno Me in colui che mi è parente.
Tu, poi, Simon Pietro, sei destinato ad altri onori ... ».
«Che non merito, Signore. Te lo dissi quando mi apparisti e ancor
te lo dico alla presenza di tutti. Tu sei buono, divinamente buono, oltreché
sapiente, e giustamente hai giudicato me, che ti ho rinnegato in questa città,
non adatto ad esserne il capo spirituale. Tu mi vuoi risparmiare da tanti
giusti scherni ... ».
«Tutti fummo uguali meno due, Simone. Io pure sono fuggito. Non
per questo, ma per le ragioni che ha detto, il Signore ha destinato me a questo
posto; ma tu sei il mio Capo, Simone di Giona, ed io tale ti riconosco, e alla
presenza del Signore e di tutti i compagni ti professo ubbidienza.Ti darò ciò
che posso per aiutarti nel tuo ministero, ma, te ne prego, dammi i tuoi ordini,
perché tu sei il Capo ed io il suddito.
Quando il Signore mi ha ricordato un discorso lontano, io ho
chinato il capo dicendo: "Sia fatto ciò che Tu vuoi". Così lo dirò a
te dal momento che, avendoci lasciati il Signore, tu ne sarai il Rappresentante
in Terra. E ci ameremo aiutandoci nel ministero sacerdotale», dice Giacomo
inchinandosi dal suo posto per rendere omaggio a Pietro.
«Sì. Amatevi fra voi, aiutandovi scambievolmente, perché questo è
il comandamento nuovo e il segno che voi siete veramente di Cristo.
Non turbatevi per nessuna ragione. Dio è in voi. Voi potete fare
ciò che Io voglio da voi. Non vi imporrei delle cose che non potreste fare,
perché non voglio la vostra rovina, ma anzi la vostra gloria.
Ecco. Io vado a preparare il vostro posto a fianco del mio trono.
State uniti a Me e al Padre nell'amore.
Perdonate al mondo che vi odia. Chiamate figli e fratelli quelli
che vengono a voi, o già sono con voi per amor mio.
State nella quiete di sapermi sempre pronto ad aiutarvi a portare
la vostra croce. Io sarò con voi nelle fatiche del vostro ministero e nell'ora
delle persecuzioni, e non perirete, non soccomberete, anche se ciò sembrerà a
quelli che vedono con gli occhi del mondo. Sarete gravati, addolorati, stanchi,
torturati, ma il mio gaudio sarà in voi, perché Io vi aiuterò in ogni cosa.
In verità vi dico che, quando avrete ad Amico l'Amore, capirete
che ogni cosa subita e vissuta per amor mio diviene leggera, anche se è tortura
pesante del mondo. Perché a colui che riveste ogni sua azione, volontaria o
impostagli, di amore, muta il giogo della vita e del mondo in giogo a lui dato da
Dio, da Me.
Ed Io vi ripeto che il mio carico è sempre proporzionato alle
vostre forze e il mio giogo è leggero perché Io vi aiuto a portarlo.
Voi lo sapete che il mondo non sa amare. Ma voi d'ora in poi amate
il mondo di amor soprannaturale, per insegnargli ad amare.
E se vi diranno, vedendovi perseguitati: "Così vi ama Dio?
Facendovi soffrire, dandovi dolore? Allora non merita conto esser di Dio",
rispondete: "Il dolore non viene da Dio. Ma Dio lo permette, e noi ne
sappiamo la ragione e ci gloriamo di avere la parte che ebbe Gesù Salvatore,
Figlio di Dio".
Rispondete: "Noi ci gloriamo di esser confitti alla croce e
di continuare la Passione del nostro Gesù".
Rispondete con le parole della Sapienza: "La morte e il
dolore sono entrati nel mondo per invidia del demonio, ma Dio non è autore
della morte e del dolore e non gode del dolore dei viventi. Tutte le cose di
Lui sono vita e tutte sono salutari".
Rispondete: "Al presente noi sembriamo perseguitati e vinti,
ma nel giorno di Dio, cambiate le sorti, noi giusti, perseguitati sulla Terra,
staremo gloriosi davanti a coloro che ci vessarono e disprezzarono".
Però anche dite loro: “Venite a noi! Venite alla Vita e alla Pace.
Il nostro Signore non vuole la vostra rovina, ma la salute vostra. Per questo
ha dato il suo Figlio diletto, acciò voi tutti foste salvati”.
E rallegratevi di partecipare ai patimenti miei per poi essere con
Me nella gloria. "Io sarò la vostra ricompensa oltremodo grande",
promette in Abramo il Signore a tutti i suoi servi fedeli.
Voi sapete come si conquista il Regno dei Cieli: con la forza, e
vi si giunge attraverso a molte tribolazioni. Ma colui che persevera come Io ho
perseverato sarà dove Io sono.
Io ve l'ho detto quale è la via e la porta che conducono nel Regno
dei Cieli, e Io per primo ho camminato per quella e sono tornato al Padre per
quella. Se ve ne fosse un'altra ve l'avrei insegnata, perché ho pietà della
vostra debolezza d'uomini. Ma non ve ne è un'altra...
Indicandovela come unica via e unica porta, anche vi dico, vi
ripeto quale è la medicina che dà forza per percorrerla ed entrare. E’ l'amore.
Sempre l'amore.Tutto diviene possibile quando in noi è l'amore. E
tutto l'amore vi darà l'Amore che vi ama, se voi chiederete in Nome mio tanto
amore da divenire atleti nella santità.
Li benedice e dice: «Ed ora andiamo».
Escono dalla stanza, dalla casa…
Giona, Maria e Marco sono lì fuori, e si inginocchiano adorando
Gesù.
«La pace resti con voi. E vi compensi il Signore di quanto mi
avete dato», dice Gesù benedicendoli nel passare.
Marco si alza dicendo: «Signore, gli uliveti lungo la via di
Betania sono pieni di discepoli che ti attendono».
«Va' a dire loro che si dirigano al campo dei Galilei».
Marco sfreccia via con tutta la velocità delle sue giovani gambe.
«Sono venuti tutti, allora», dicono gli apostoli fra loro.
Più là, seduta fra Marziam e Maria Cleofe, è la Madre del Signore.
E si alza vedendolo venire, adorandolo con tutto il palpito del suo cuore di
Madre e di fedele.
«Vieni, Madre, anche tu, Maria ... », invita Gesù vedendole ferme,
inchiodate dalla sua maestà che sfolgora come nel mattino della Risurrezione.
Ma Gesù non vuole opprimere con questa sua maestà, e domanda,
affabilmente, a Maria d'Alfeo: «Sei tu sola?».
«Le altre... le altre sono avanti... Coi pastori e... con Lazzaro
e tutta la sua famiglia... Ma ci hanno lasciate qui noi, perché... Oh! Gesù!
Gesù! Gesù!... Come farò a non vederti più, Gesù benedetto, Dio mio, io che ti
ho amato prima ancor che fossi nato, io che ho tanto pianto per Te quando non
sapevo dove eri dopo la strage... io che ho avuto il mio sole nel tuo sorriso
da quando sei tornato, e tutto, tutto il mio bene?... Quanto bene! Quanto bene
mi hai dato! ... Ora si che divento veramente povera, vedova, sola! ... Finché
c'eri Tu, c'era tutto! ... Credevo di aver conosciuto tutto il dolore quella
sera... Ma il dolore stesso, tutto quel dolore di quel giorno mi aveva
inebetita e... sì, era meno forte di ora... E poi... c'era che risorgevi. Mi
pareva di non crederlo, ma mi accorgo adesso che lo credevo, perché non sentivo
questo che sento ora ... », piange e ansima, tanto il pianto la soffoca.
«Maria buona, ti affliggi proprio come un bambino che crede che la
madre non lo ami e l'abbia abbandonato, perché è andata in città a comperargli
doni che lo faranno felice, e che presto sarà a lui di ritorno per coprirlo di
carezze e di regali. E non faccio così Io con te? Non vado per prepararti la
gioia? Non vado per tornare a dirti: "Vieni, parente e discepola diletta,
madre dei miei diletti discepoli"? Non ti lascio il mio amore? Te lo dono
il mio amore, Maria! Tu lo sai se tiamo!
Non piangere così, ma giubila, perché non mi vedrai più vilipeso e
affaticato, non più inseguito e ricco solo dell'amore di pochi.
E col mio amore ti lascio mia Madre. Giovanni le sarà figlio, ma
tu siile buona sorella come sempre. Vedi? Ella non piange, la Madre mia. Ella
sa che, se la nostalgia di Me sarà la lima che consumerà il suo cuore, l'attesa
sarà sempre breve rispetto alla grande gioia di una eternità di unione, e sa
anche che non sarà questa separazione nostra così assoluta da farle dire:
"Non ho più Figlio". Quello era il grido di dolore del giorno del
dolore.
Ora nel suo cuore canta la speranza: "Io so che mio Figlio
sale al Padre, ma non mi lascerà senza i suoi spirituali amori".
Così credi tu, e tutti... Ecco gli altri e le altre. Ecco i miei
pastori».
I volti di Lazzaro e delle sorelle fra mezzo a tutti i servi di
Betania, il volto di Giovanna simile a rosa sotto un velo di pioggia, e quello
di Elisa e di Niche, già segnati dall'età - e ora le rughe si approfondiscono
per la pena, sempre pena per la creatura anche se l'anima giubila per il
trionfo del Signore - e quello di Anastasica, e i volti liliali delle prime
vergini, e l'ascetico volto di Isacco, e quello ispirato di Mattia, e il volto
virile di Mannaen, e quelli austeri di Giuseppe e Nicodemo... Volti, volti,
volti...
Gesù chiama a Sé i pastori, Lazzaro, Giuseppe, Nicodemo, Mannaen,
Massimino e gli altri dei settantadue discepoli. Ma tiene vicino specialmente i
pastori dicendo loro: «Qui. Voi vicini al Signore che era venuto dal Cielo,
curvi sul suo annichilimento, voi vicini al Signore che al Cielo ritorna, con
gli spiriti gioenti della sua glorificazione. Avete meritato questo posto,
perché avete saputo credere contro ogni circostanza in sfavore e avete saputo
soffrire per la vostra fede. Io vi ringrazio del vostro amore fedele. Tutti vi
ringrazio.
Tu, Lazzaro amico. Tu Giuseppe e tu Nicodemo, pietosi al Cristo
quando esserlo poteva essere grande pericolo. Tu Mannaen, che hai saputo
disprezzare i sozzi favori di un immondo per camminare nella mia via.
Tu, Stefano, fiorita corona di giustizia, che hai lasciato
l'imperfetto per il perfetto e sarai coronato di un serto che ancor non conosci
ma che ti annunceranno gli angeli.
Tu Giovanni, per breve tempo fratello al seno purissimo e venuto
alla Luce più che alla vista.
Tu Nicolai, che proselite hai saputo consolarmi del dolore dei
figli di questa nazione. E voi discepole buone è forti, nella vostra dolcezza,
più di Giuditta. E tu Marziam, mio fanciullo, e d'ora in poi prendi il nome di
Marziale, a ricordo del fanciullo romano ucciso per via e deposto al cancello
di Lazzaro col cartiglio di sfida: "E ora di' al Galileo che ti resusciti,
se è il Cristo e se è risorto", ultimo degli innocenti che in Palestina
persero la vita per servire Me anche incoscientemente, e primo degli innocenti
di ogni nazione che, venuti al Cristo, saranno per questo odiati e spenti
anzitempo, come bocci di fiori strappati allo stelo prima che s'aprano in fiore.
E questo nome, o Marziale, ti indichi il tuo destino futuro: sii apostolo in
barbare terre e conquistale al tuo Signore come il mio amore conquistò il
fanciullo romano al Cielo.
Tutti, tutti benedetti da Me in questo addio, invocandovi dal
Padre la ricompensa di coloro che hanno consolato il doloroso cammino del
Figlio dell'uomo.
Benedetta l'Umanità nella sua porzione eletta che è nei giudei
come nei gentili, e che si è manifestata nell'amore che ebbe per Me.
Benedetta la Terra con le sue erbe e i suoi fiori, i suoi frutti
che mi hanno dato diletto e ristoro tante volte.
Benedetta la Terra con le sue acque e i suoi tepori, per gli
uccelli e gli animali che molte volte superarono l'uomo nel dare conforto al
Figlio dell'uomo.
Benedetto tu, sole, e tu mare, e voi monti, colline, pianure.
Benedette voi, stelle che mi siete state compagne nella notturna
preghiera e nel dolore.
E tu, luna, che mi hai fatto lume all'andare nel mio
pellegrinaggio di Evangelizzatore.
Tutte, tutte benedette, voi, creature, opere del Padre mio, mie
compagne in quest'ora mortale, amiche a Colui che aveva lasciato il Cielo per
togliere alla tribolata Umanità i triboli della Colpa che separa da Dio.
E benedetti anche voi, strumenti innocenti della mia tortura:
spine, metalli, legno, canape ritorte, perché mi avete aiutato a compiere la
Volontà del Padre mio! ».
Che voce tonante ha Gesù!
Si spande nell'aria tepida e cheta come voce di un bronzo
percosso, si propaga in onde sul mare di volti che lo guardano da ogni
direzione.
Io dico che sono delle centinaia di persone quelle che circondano
Gesù che ascende, coi più diletti, verso la cima dell'Uliveto. Ma Gesù, giunto
vicino al campo dei Galilei, vuoto di tende in questo periodo fra l'una e
l'altra festa, ordina ai discepoli: «Fate fermare la gente dove è, e poi
seguitemi».
Sale ancora, sino alla cima più alta del monte, quella che è già
più prossima a Betania, che domina dall'alto, che non a Gerusalemme.
Stretti a Lui la Madre, gli apostoli, Lazzaro, i pastori e
Marziam. Più in là, a semicerchio a tenere indietro la folla dei fedeli, gli
altri discepoli.
Gesù è in piedi su una larga pietra un poco sporgente,
biancheggiante fra l'erba verde di una radura.
Il sole lo investe facendo biancheggiare come neve la sua veste e
rilucere come oro i suoi capelli.
Gli occhi sfavillano di una luce divina.
Apre le braccia in un gesto di abbraccio. Pare voglia stringersi
al seno tutte le moltitudini della Terra che il suo spirito vede rappresentate
in quella turba.
La sua indimenticabile, inimitabile voce dà l'ultimo comando:
«Andate! Andate in mio Nome ad evangelizzare le genti sino agli estremi confini
della Terra.
Dio sia con voi. Il suo amore vi conforti, la sua luce vi guidi,
la sua pace dimori in voi sino alla vita eterna».
Si trasfigura in bellezza.
Bello! Bello come e più che sul Tabor. Cadono tutti in ginocchio
adorando.
Egli, mentre già si solleva dalla pietra su cui posa, cerca ancora
una volta il volto di sua Madre, e il suo sorriso raggiunge una potenza che
nessuno potrà mai rendere...
E’ il suo ultimo addio alla Madre.
Sale, sale...
Il sole, ancor più libero di baciarlo, ora che nessuna fronda
anche lieve intercetta il cammino ai suoi raggi, colpisce dei suoi fulgori il
Dio-Uomo che ascende col suo Corpo Ss. al Cielo, e ne svela le Piaghe gloriose
che splendono come rubini vivi. Il resto è un perlaceo ridere di luce.
E’ veramente la Luce che si manifesta per ciò che è, in
quest'ultimo istante come nella notte natalizia.
Sfavilla il Creato della luce del Cristo che ascende.
Luce che supera quella del sole. Luce sovrumana e beatissima. Luce
che scende dal Cielo incontro alla Luce che sale...
E Gesù Cristo, il Verbo di Dio, dispare alla vista degli uomini in
questo oceano di splendori...
In terra due unici rumori nel silenzio profondo della folla
estatica: il grido di Maria quando Egli scompare: «Gesù! », e il pianto di
Isacco.
Gli altri sono ammutoliti di religioso stupore, e restano là, come
in attesa, finché due luci angeliche candidissime, in forma mortale, appaiono
dicendo le parole riportate nel capo primo degli Atti Apostolici.
(Tratto da "Breve storia della vita di Gesù" di Guido
Landolina)
Link relativo ai capitoli fino al numero 100.
https://www.facebook.com/note.php?note_id=332334676825974
Capitolo 101
https://www.facebook.com/note.php?note_id=344760902250018
Capitolo 102
https://www.facebook.com/note.php?note_id=345444578848317
Capitolo 103
https://www.facebook.com/note.php?note_id=356899831036125
Capitolo 104
https://www.facebook.com/note.php?note_id=358328950893213
Capitolo 105
https://www.facebook.com/note.php?note_id=359565687436206
Capitolo 106
https://www.facebook.com/note.php?note_id=362178007174974
Capitolo 107
https://www.facebook.com/note.php?note_id=364194380306670
https://www.facebook.com/note.php?note_id=364194380306670
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